domenica, aprile 24, 2016

Sadako, le sue mille gru e l'utopia della pace

Ieri, al Japan Fest, ho assistito alla proiezione di un particolare lungometraggio di animazione degli anni novanta: "Sulle ali di una gru".

Il film, distributo e doppiato in Italia grazie ad un'operazione di crowdfunding, racconta la storia vera di Sadako Sasaki, bimba che nell'agosto del '45, quando fu sganciata su Hiroshima la bomba atomica, aveva pochi mesi e riuscì a scampare al pericolo imminente.
Questo non fu però sufficiente a salvarla, infatti nel 1954 morì stroncata dalla leucemia causata dalle radiazioni assorbite. Durante il suo lungo ricovero in ospedale, la bambina, credendo nella leggenda che le era stata raccontata, costruì incessantemente origami a forma di gru, sperando che avendone create 1000, esse avrebbero potuto realizzarne un desiderio.

Nel parco del Museo della Pace di Hiroshina, che spero un giorno di poter visitare, si trova la statua di Sadako, con le braccia rivolte al cielo e una gru che si innalza su di lei, e siccome i cartoni possono compiere delle grandi magie, ecco che la bambina viene giù dal piedistallo per fare amicizia con una coetanea dei giorni nostri in visita al museo, alla quale racconta la sua triste storia ma con cui passa anche una giornata spensierata.

Le piccole gru di Sadako, insieme a quelle costruite dai suoi amici, sono state effettuvamente sepolte insieme a lei, e questo pensiero, insieme alla raccolta firme che proprio i suoi compagni avviarono dopo la sua morte per far costruire la statua, sono le cose che più mi hanno colpito.

In un luogo in cui per tanto tempo ha regnato solo morte e distruzione, dove le vittime (solo nell'immediatezza) sono state più di 350.000, dove sarebbe stato certamente più facile DIMENTICARE, si fa di tutto per ricordare, sempre.
La visita al Museo della Pace è un obbligo e forse anche una necessità per ogni scolaresca del Giappone, sicuramente legato anche al rifiuto della guerra dichiarato nella stessa Costituzione; il Giappone infatti non ha un "esercito", non fa missioni militari, ma è  dotato di "forze di autodifesa" perchè le parole ed il modo con cui chiamiamo le cose, hanno un peso.

La maggior parte delle popolazioni occidentali avrebbe qualcosa da imparare da questo modo di vedere la vita...

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