martedì, marzo 20, 2018

La vita al tempo degli open space

Non si capisce perché una come me, che ricorda particolari e dettagli irrilevanti si cose accadute anni fa, abbia invece la memoria corta quando si tratta di altre situazioni. Così mi ritrovo troppo spesso impantanata in incomprensioni o delusioni che avrei potuto evitare...col silenzio.
Diciamolo, stare zitta e fermare la lingua al momento giusto non sono esattamente i miei punti forti, dico con troppa disinvoltura quello che penso quasi a chiunque: familiari, amici, colleghi. Quest'ultima categoria è certamente la più delicata, forse la più pericolosa; stabilire dei limiti tra l'amicizia ed il lavoro è qualcosa che, confesso, mi riesce davvero difficile.
E così mi ritrovo in un infinito loop di fraintendimenti, chiacchiere, pettegolezzi, chiarimenti, sotterfugi, finti sorrisi, fazioni, alleanze, altri chiarimenti, altre delusioni.
Poi, tutte le volte, divento vittima di una sorta di demenza senile precoce e dimentico; mi illudo di aver compreso gli strambi, anomali equilibri in vigore negli ambienti di lavoro, di saperli gestire, e invece il ciclo ricomincia presto ed io rientro inesorabilmente in quel loop.

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